Storie_bastarde_art

Storie bastarde

Storie_bastarde_artUn'Ostia degli anni '70 fa da sfondo alle storie di una ‘banda di mocciosi, sputi e nutella, pallone e fionde, pizza e mortazza'. Niente telefonini o Playstation: gli amici si chiamano al citofono e poi tutti a giocare a calcio in pineta, fino a sera, quando i genitori urlano dal terrazzo che la cena è pronta.
Cominciano così le Storie bastarde raccontate da Davide Desario, giornalista de Il Messaggero, nel suo brillante romanzo d'esordio edito da Avagliano.
Sono gli anni in cui in TV scorrono le immagini di Heidi e di Vermicino, e nei bar, accanto ai juke box che suonano Sotto il segno dei Pesci, ci sono i ragazzi fatti di eroina. Ostia cresce a dismisura, ma viene segnata per sempre da ferite come l'omicidio di Pasolini e la banda della Magliana.
Eppure la strada può anche insegnare, e tra quei ragazzi, etichettati ‘di vita', quasi tutti ce l'hanno fatta. Quasi.

Davide_Desario_artSignor Desario, il suo libro è autobiografico? E' nato dall'esigenza di raccontare storie personali o un pezzo della storia di Ostia?
Sì, il mio libro è autobiografico. E' nato per caso, ero a casa per colpa di un infortunio, e così ho deciso di mettere nero su bianco tanti ricordi e storie che avevo in testa. Storie che rappresentano una lente di ingrandimento sulla periferia romana a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta. Ma alla fine è l'Italia stessa che viene raccontata attraverso tanti piccoli protagonisti, gente normale. Quella che di solito cinema e tv lasciano sfuocata sullo sfondo e che invece io ho cercato di mettere a fuoco e rendere protagonista. Perché i veri eroi di quegli anni sono stati proprio tutti quegli uomini e quelle , quei ragazzi e quelle ragazze, che tra mille grandi e piccole difficoltà e tragedia sono riusciti ad andare avanti.

Ostia è stata il luogo di villeggiatura dei romani nei primi decenni del ‘900. Con il boom edilizio, a partire dagli anni '70, si è poi ingrandita senza sosta, sconfinando talvolta nel degrado sociale.
Secondo lei è il destino comune di tante periferie, oppure quella di Ostia è una storia diversa?
Credo sia il destino in generale delle periferie. Anche se Ostia è senza dubbio un luogo periferico molto speciale: ha il mare, ha il verde, è vicino all'aeroporto. Tutte particolarità che la rendono un po' diversa dalle altre periferie italiane. Ostia purtroppo è un'eterna promessa non mantenuta. Non c'è romano che non abbia anche solo un ricordo legato a Ostia, al suo mare, al trampolino del Kursaal, piuttosto che alle bombe con la crema o al Drive-In.

Lei scrive: ‘Non era facile crescere in quel fazzoletto di Roma sgualcito che non aveva un'anima, non aveva un campanile, non aveva tre palazzi con lo stesso stile … '
Esiste un problema di identità, allora? Chi vive a Ostia si sente ostiense o sarà sempre un romano di periferia?
All'epoca era così. A Ostia ci vivevano coloro che erano venuti a Roma da altre regioni e vivevano lontano dal centro perché costava meno. Piccole comunità che non si sono mai integrate e che non sono riuscite, appunto, ad avere una storia e un'identità. Con gli anni, con le generazioni che cambiano, anche le cose sono cambiate. Per fortuna. Oggi ci sono tanti giovani che si sentono ostiensi e ne vanno fieri. Io, anche se non più giovane, sono uno di loro.

Nel libro lei parla di ragazzi che vengono lasciati soli per interi pomeriggi. Si rifugiano nella pineta, agiscono secondo la legge del più forte, imparano come si tratta con i capi-banda del quartiere, alcuni incontrano sulla loro strada l'eroina. Il tutto senza che le famiglie si accorgano di nulla.
L'incomunicabilità tra genitori e figli e i problemi dei giovani non sono quindi la malattia del nostro tempo, ma piuttosto un fenomeno comune alle generazioni di ogni epoca?
Noi vivevamo per strada perché la strada era la nostra Wikipedia. La vita, il mondo, lo conoscevi solo se stavi per strada. Non c'erano computer, internet, telefonini cellulari. C'era solo la televisione con una manciata di canali dai palinsesti ripetitivi. Non è una questione di incomunicabilità come oggi, erano altri tempi dove le famiglie avevano meno benessere e madri e padri dovevano lavorare duro e avevano forse poco tempo per seguire passo passo i loro ragazzi. E poi c'era una certa ignoranza, nel senso di mancanza di conoscenza, di quel che accadeva. C'era una sorta di censura anche sui media per quanto riguarda il mondo della droga, dell'aids…

Ostia è stata per anni scenario della cronaca nera, dalla morte di Pasolini alla banda della Magliana. Quale lato non è mai stato raccontato?
Bella domanda. Non è stato mai raccontato a dovere il lato “romantico” di Ostia. Quegli scorci unici, quell'odore di mare, quei colori dell'acqua e di certi tramonti, il senso di estate quando gli stabilimenti ridipingono le cabine e sul lungomare sfrecciano le prime cabriolet, le telline, la magia della sua pineta. Troppo spesso si è raccontato solo il degrado, magari stereotipato. Il degrado c'è stato e c'è tutt'ora. Ma c'è anche altro. Tanto altro.

Storie bastarde
di Davide Desario

Edizioni Avagliano

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